Negli ultimi cinque giorni si sono svolte le udienze per discutere la causa, arrivata al terzo e ultimo grado di giudizio , che vede imputati 25 agenti e funzionari della polizia per le violenze avvenute nel luglio 2001, durante la manifestazione contro il G8 di Genova (ossia il vertice dei capi di governo delle 8 maggiori potenze).
Gli imputati erano già stati condannati dalla Corte d’Appello il 18 maggio 2010. Nel primo pomeriggio è la Quinta sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Giuliana Ferrua, si chiuderà in Camera di consiglio (cioè la decisione presa dalla corte senza la presenza del pubblico). La sentenza dovrebbe arrivare in serata, anche se al momento non è escluso uno slittamento. In tal caso verrà data notizia della data in cui verrà letto il verdetto in aula.
La decisione d’Appello aveva irrogato, tra le altre, le seguenti pene:
Responsabile dela Divisione centrale anticrimine Francesco Gratteri : 4 anni per falso
Ex vicedirettore Ucigos Giovanni Luperi: quattro anni per falso
Numero uno del servizio centrale operativo Gilberto Caldarozzi: quattro anni per falso
Ex capo della Digos genovese Spartaco Mortola, oggi questore: tre anni e otto mesi per falso
Ex comandante dei celerini romani in pensione con il grado di questore Vincenzo Canterini: 5 anni per falso.
Furono 60 i manifestanti che durante il blitz rimasero contusi e feriti, alcuni in maniera seria e permanente oltre ad aver ricevuto ingiurie, torture psicologiche ed essere stati trattenuti e costretti con metodi illeciti. Vennero picchiati anche due giornalisti, uno inglese e l’altro italiano, Lorenzo Guadagnucci del ‘Resto del Carlino’.
In primo grado, invece, le condanne avevano escluso la catena di comando e le pene avevano colpito solo 13 imputati per un totale di 35 anni e sette mesi di carcere.
Ricordiamo che il giudizio in Cassazione riguarda solo questioni di legittimità, ossia di errata o viziata applicazione della legge ai fatti che non possono essere nuovamente ricostruiti e modificati.
C’è molta attesa e tensione per questa sentenza, riaccesa poi nell’opinione pubblica dal film uscito da poche settimane nelle sale cinematografiche italiane dal titolo “Diaz”, che vuole mostrare da più punti di vista i momenti dell’attacco alla scuola e l’inizio delle violenze contro i manifestanti, non lasciando all’immaginazione le scene dei pestaggi, che si ripetono ossessivamente quasi a voler sottolineare la follia sconvolgente di quei momenti.
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