Dalla Gran Bretagna arrivano nuove rivelazioni sullo scandalo DATAGATE, la notizia che nei giorni scorsi ha fatto il giro del mondo, destando preoccupazione e indignazione nell’opinione pubblica.
Ma se pensavate che il progetto si limitasse ai servizi segreti statunitensi, vi sbagliavate di grosso.
Il DATAGATE BRITANNICO si chiama TEMPORA
TEMPORA, questo il nome in codice del progetto che da 18 mesi a questa parte a portato la GCHQ (Government Communications Headquarters), una società governativa britannica di servizi web e di intelligence, a raccogliere una enorme quantità di dati, intercettata sia dal traffico web che da quello telefonico, il tutto senza aver richiesto nessun tipo di autorizzazione, necessaria, sia moralmente che giuridicamente, per portare avanti questo tipo di operazioni al limite della legalità.
La GCHQ avrebbe segreto accesso alla rete di cavi in fibra ottica, che hanno il compito di distribuire il segnale (sia web che telefonico) nel mondo, e permetterebbe di spiare chiunque, intercettando qualsiasi comunicazione veicolata tramite questi sistemi, come ad esempio la cronologia web, i dati social (Facebook in primis), il contenuto delle email, e ovviamente le telefonate.
Il sistema è stato svelato dal Guardian, ed era parte del contenuto dei documenti segreti consegnati al giornale da Edward Snowden, la gola profonda ex agente NSA che ha portato alla luce tutta la vicenda datagate.
La mole di dati analizzati è impressionante. Ogni cavo in fibra ottica è in grado di trasportare i dati a una velocità di 10 gigabit al secondo, con una capacità massima di 21 Petabyte giornalieri, che equivale a trasmettere circa 200 volte al giorno l’intera biblioteca britannica. Il progetto di spionaggio made in UK prevede un’analisi dei dati a posteriori, e può raccogliere fino a 30 giorni di traffico in appositi cloud online, per poi essere analizzati dai tecnici della GCHQ e della NSA, ed è portato avanti seguendo le linee guida dettate dai servizi segreti americani. I britannici naturalmente si difendono, e replicano che i dati sono stati raccolti legalmente, e che sono serviti a sventare parecchi crimini da quando il programma ha avuto inizio, una tiritera già sentita dai fratelli americani, quando poche settimane fa scoppiò lo scandalo DATAGATE.
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Insomma, Edward Snowden sarà ricordato come l’uomo che ha sfatato il mito della privacy online, anzi, a quanto dice sembrerebbe che sia una preziosissima fonte di informazioni spontanee.
Una volta i servizi di intelligence dovevano fare i salti mortali per raccogliere informazioni sulle persone, oggi invece basta connettere la presa Ethernet e aspettare che siano le persone stesse a fornirle.
Nessuno è al sicuro dall’occhio del grande fratello americano, e probabilmente qualcuno sta intercettando i miei post mentre li scrivo, senza lasciare nemmeno un “mi piace”.
Che maleducati!
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