Pierluigi Bersani si è dovuto rassegnare.
Il lungo iter delle sue consultazioni non ha prodotto nessun risultato, anzi ha iniziato ad evidenziare qualche crepa anche nel suo stesso Partito. La “palla” ora torna al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Dal PD si fa sapere che il segretario Bersani non ha rinunciato, ma è semplicemente “in panchina”, in attesa di rientrare eventualmente in corsa in futuro.
Napolitano incontrerà nuovamente le forze politiche a partire da stamattina alle ore 11 e, forse già entro il fine settimana indicherà un nuovo nominativo, nella speranza che possa avere miglior fortuna di Bersani.
Il fallimento del tentativo del segretario del Partito Democratico è stato determinato dai veti incrociati delle forze politiche. Per superare l’attuale stallo il Capo dello Stato dovrà indicare necessariamente un nominativo “fuori dai giochi” in grado di far convergere su di sé i voti sia di PD che di PDL e, su punti condivisi, del MoVimento 5 Stelle.
Riparte dunque il toto-Premier. Alle figure degli ex parlamentari Giuliano Amato e Stefano Rodotà si sono aggiunte quelle di alcuni personaggi di primo piano nel mondo della cultura e dell’informazione, da Gustavo Zagrebelsky a Roberto Saviano e persino Milena Gabanelli.
Nomi forse improbabili, ma sicuramente di grande effetto mediatico.
Resta sempre in piedi anche l’ipotesi di un “Governo istituzionale” guidato dal Presidente del Senato Pietro Grasso, sebbene la sua figura risulti un po’ offuscata dalle recenti polemiche con Marco Travaglio e Giancarlo Caselli.
In attesa delle decisioni di Napolitano resta in carica, ma solo per l’ordinaria amministrazione, il dimissionario Governo Monti. Nel frattempo, come ha energicamente ribadito Beppe Grillo con un post sul suo Blog, il Parlamento già regolarmente e pienamente insediato potrebbe e dovrebbe iniziare ad operare ed a varare alcune importanti leggi: “Non è necessario un governo per una nuova legge elettorale o per avviare misure urgenti per le pmi o per i tagli delle Province – scrive Beppe Grillo – Il Parlamento le può discutere e approvare se solo volesse sin da domani. Si fa passare l’idea che senza Governo il Paese è immobile, congelato, in balia dello spread, delle agenzie, ma si tace sul fatto che le leggi per le riforme possono essere discusse e approvate senza la necessità di un governo in carica”.
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