“La più bella del mondo”: spettacolo di due ore di Roberto Benigni sulla storia Italiana.
Dopo lo show di Silvio Berlusconi su Domenica Live, ecco che Roberto Benigni compare sugli schermi dell’ammiraglia RAI, con “La più bella del mondo” uno show-monologo tutto incentrato sulla Costituzione Italiana. Il debutto dell’attore toscano non poteva non vertere sulle novità politiche di questo dicembre 2012, in primis la ricandidatura del Cavaliere alle politiche 2013, a conferma di quanto la satira abbia sofferto la mancanza di Berlusconi a palazzo Chigi.
Come sempre, Benigni non risparmia nessuno: con una finta ricostruzione medievale, descrive l’attualità della nostra Italia, composta da politici corrotti, non interessati alla res publica, sostenitori di un federalismo politico che infangherebbe il passato risorgimentale. Un’Italia barbara, quindi, che sembrerebbe non aver mosso alcun passo sulla via della democrazia. La parte iniziale dello show è un po’ il solito schema del comico, a cui tutti sono avvezzi ma a cui nessuno sembra voler rinunciare. E solo dopo la satira, la parte moralizzatrice della serata: l’esortazione al voto. Con un prologo costruito sulla narrazione dei caduti per il diritto di voto, Benigni ha incitato l’Italia a farsi portavoce del proprio destino e a presentarsi alle urne per le prossime elezioni definendo la Politica come l’invenzione più bella ed ardita dell’uomo, finalizzata al sostegno e alla pace societaria, ma necessitante della partecipazione attiva di tutti i cittadini. Accanto alla Costituzione scende in campo la storia magistra vitae, con il ricordo dei padri fondatori, rappresentati da nomi importanti quali Calamandrei, Mori, Iotti, e del loro impegno per la fondazione di una società democratica, egualitaria, benigna e soprattutto democratica. Definita come “la mamma” di ogni cittadino, la Costituzione è descritta non solo come il punto di partenza dell’Italia, ma come la sua guida imperitura, guida che non può essere tralasciata. Lo spirito societario dell’assemblea costituente è rivissuto nelle parole del “Roberto Italiano Mondiale”, che ha definito l’allora Parlamento come Woodstock, in cui regnava solo la volontà di garantire equilibrio e pacificazione alla nascente Repubblica. Il pregio del Roberto Benigni di questa sera non è stata quindi la satira che ci si aspettava come conseguenza naturale del suo apparire sulle scene mediatiche, ma il ritorno della fierezza delle repubblica italiana ai suoi albori, fierezza che il Paese sembra aver dimenticato.
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