Spiacevole sorpresa in tabaccheria: tra i mille aumenti arriva anche quello delle marche da bollo.
In virtù del Decreto Legge n. 43 del 26 aprile scorso (“Decreto emergenze”), da mercoledì 26 giugno i prezzi delle marche da bollo sono stati aumentati di circa il 10%. La vecchia marca da 1,81 € (usata in particolar modo dai professionisti senza partita IVA per le proprie fatture) costerà ora 2,00 € mentre la marca da bollo “classica” da 14,62 € e crescerà fino a 16,00 €.
Aumento marche da bollo finanzierà ricostruzione aree terremotate
I rincari andranno a finanziare una serie di interventi definiti dal Governo come “emergenze”: si va dal rilancio dell’area industriale di Piombino alla ricostruzione post-sismica in Abruzzo ed Emilia Romagna, passando anche dalla realizzazione degli interventi per l’Expo 2015.
Le nuove marche da bollo andranno dunque a colpire orizzontalmente un po’ tutti i cittadini italiani, riguardando una grande varietà di operazioni, dagli atti notarili (comprese le scritture private) fino alle pubblicazioni di matrimonio.
Secondo le stime ministeriali l’aumento delle marche da bollo porterà alle casse dello Stato maggiori introiti per circa 200 milioni di euro l’anno dal 2014 al 2019, oltre a circa 100 milioni per l’anno in corso. Tale misura consentirà dunque lo stanziamento di circa 1,2 miliardi per la ricostruzione in Abruzzo.
La scelta del Governo, già duramente contestata in Aula al momento della ratifica del DL emergenze, diventa operativa proprio nel mezzo dell’acceso dibattito sulle spese militari.
Dopo il rinvio della decisione sull’acquisto dei caccia bombardieri F35, è infatti arrivata alla Camera oggi una nuova mozione del MoVimento 5 Stelle finalizzata a bloccare l’acquisto di dieci nuove fregate (navi da guerra), per un costo complessivo di ben 6 miliardi. Il deputato Alessandro Di Battista intanto ribadisce ulteriormente il concetto sulla vicenda F35, rimarcando come basterebbe rinunciare anche a pochi caccia per finanziare ampiamente l’intero costo della ricostruzione a L’Aquila.
Continuano dunque le aspre polemiche tra l’ala pacifista del Parlamento (5 Stelle, Sel) e le forze di maggioranza, che ribadiscono invece la volontà di non recedere dai patti internazionali già stipulati con gli alleati.
Posizione questa, tuttavia, decisamente in controtendenza rispetto a quella di uno dei nostri principali alleati del Patto Atlantico: il Canada ha annunciato già nel dicembre scorso di non voler confermare l’acquisto dei caccia F35. Un precedente che, in queste ore, potrebbe far molto rumore.
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