Attacco contro un campo di rifugiati iraniani vicino Bagdad. L’attentato non è ancora stato rivendicato ed ha colpito un gruppo di dissidenti iraniani, stanziatisi in Iraq dagli anni 80.
Nuova vicenda di sange in Medioriente. A finire sotto decine di colpi di mortaio sono stati in sei mentre più di cento sono i feriti di cui, alcuni, versano in gravi condizioni. L’attacco è avvenuto nella mattinata e, stando a quanto dichiarato da un responsabile della sicurezza iracheno, sarebbero stati sparati oltre quaranta razzi. Le vittime erano nel campo di Hourriya, una ex base militare USA, conosciuta allora con il nome di Camp Liberty ed è attualmente, la base di oltre termila dissidenti iraniani.
La storia di questo gruppo di dissidenti risale alla metà degli anni sessanta quando si formò con lo scopo di rovesciare il regime dello Scià e, successivamente all’avvento della rivoluzione islamica del 1979, il governo teocratico, instaurato dall’Ayatollah Khomeini. Il gruppo si chiama Mujaheddin del Popolo Iraniano ed è il braccio armato del Comitato Nazionale della resistenza iraniana con sede a Parigi.
I Mujaheddin vennero cacciati fuori dal territorio iraniano nelle fasi immediatamente antecedenti lo scoppio della guerra Iran-Iraq (1980-1988) e vennero accolti e sostenuti da Saddam Hussein ,come ulteriore risorsa da impiegare per attacchi contro truppe ed installazioni iraniane.
Secondo un accordo siglato tra il governo iracheno è l’ONU, il campo di Hourriya, dove sono stati attaccati, era l’ultima tappa dei rifugiati, prima di una loro uscita del paese. Scartando l’opzione del rientro in patria, dove sarebbero accolti con le armi, il gruppo è alla ricerca di una nuova destinazione dove potersi stabilire e continuare le proprie attività che, nell’Iraq post Saddam, sono considerate terroristiche. Il governo iracheno, infatti, è da considerarsi filo iraniano, a maggioranza e guida, sciita, esattamente come il governo di Ahmadinejad e Khamenei nel confinante Iran ed i rappresentanti di Bagdad non vedono l’ora di sbarazzarsi dei Mujaheddin.
Antonio Guterres, Alto commissario ONU per i rifugiati, ha immediatamente condannato “questo è un deplorevole atto di violenza” ed ha chiesto alle autorità irachene di salvaguardare l’incolumità degli iraniani di stanza nel campo di Hourriya e di trovarne i responsabili al più presto. Guterres nella nota, sottolinea lo status di rifugiati in cerca di asilo del gruppo di dissidenti e fa notare che, in quanto rifugiati, godono del diritto ad essere protetti dalla comunità internazionale.
Dal canto loro, le autorità irachene rispondono chiedendo alla comunità internazionale di risolvere al più presto il problema dei rifugiati, trovandogli una nuova sistemazione, possibilmente, oltre in confini dell’Iraq.
Oltre le polemiche politiche seguite all’attacco, secondo il portavoce del campo, Shahriar Kia, le autorità di Bagdad si sarebbero rifiutate di trasportare i feriti negli ospedali della capitale. A stretto giro è arrivata la risposta del governo centrale per bocca di Ali al-Moussawi con una dichiarazione secondo cui, quaranta feriti, sono stati trasportati negli ospedali poco dopo lo scoppio della violenza e che, sul campo, sono rimaste sei vittime mentre una è morta poco dopo il ricovero.
L’Iraq è ancora estremamente instabile e, in seguito alla caduta di Saddam Hussein, molti integralisti iraniani hanno potuto agevolmente attraversare i confini, riuscendo a reclutare cellule terroristiche di destabilizzazione. In una situazione così delicata, l’esplosione della violenza è sempre molto probabile e potrebbe portare, come un scintilla, a conseguenze ben peggiori di un tragico e vile attacco contro un campo di dissidenti.
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