Articolo 18, riassetto dei contratti, ed ammortizzatori Sociali. Tutte le novità
Articolo 18
La proposta del ministro Fornero sui licenziamenti prevede il diritto al reintegro nel posto di lavoro, previsto dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, solo nel caso dei licenziamenti discriminatori. Per quelli per motivi economici ci sarebbe solo un indennizzo e per quelli disciplinari la decisione tra reintegro e indennizzo verrebbe presa dal giudice secondo quanto previsto dal modello tedesco. La proposta del governo piace a Confindustria ma non ai sindacati che vorrebbero mantenere il reintegro anche sui licenziamenti disciplinari. Sempre in materia di licenziamento, la proposta del governo prevede un tetto massimo di 24 mesi al risarcimento in caso di reintegro. Questo significa che se la sentenza dovesse arrivare dopo 6 o 7 anni (la media della durata delle cause di lavoro in Italia) il lavoratore ha diritto comunque a non più di 2 anni di stipendio arretrato. Per tener conto di questo problema il governo sta valutando l’ipotesi di instaurare una procedura di urgenza per i processi in materia di licenziamento.
Riassetto dei contratti
La proposta del governo (inviata dal ministro Fornero alle parti sociali in un apposito documento) prevede, accanto al contratto a tempo indeterminato, il contratto di apprendistato e 7 tipi di contratto a termine. Il contratto di apprendistato prevede forti agevolazioni dei contributi e diventerebbe il canale principale di ingresso nel mondo del lavoro. Per evitare abusi, l’utilizzo di questo strumento da parte delle aziende sarebbe però limitato al raggiungimento di una percentuale minima di stabilizzazione a tempo indeterminato di precedenti apprendisti. Inoltre, durante l’apprendistato dovrà essere erogata una apposita formazione certificata e garantita dalla presenza obbligatoria di un tutor. I contratti a termine rimanenti diventerebbero più costosi per le aziende attraverso una maggiorazione contributiva che l’azienda potrà però recuperare grazie a un premio di stabilizzazione in caso di assunzione del dipendente.
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Per evitare eccessi nell’utilizzo dei contratti a termine verrebbe introdotto il rispetto di intervalli temporali tra un contratto e l’altro. La stretta del governo ci sarebbe anche sul ricorso da parte delle aziende alle partite Iva. Sul fronte dei riassetto dei contratti le resistenze maggiori arrivano dalla Confindustria che teme un irrigidimento della flessibilità in ingresso e un aumento dei costi.
Ammortizzatori sociali
Anche in questo caso la proposta del governo è stata inviata dal governo alle parti sociali in un apposito documento. La Fornero avrebbe accettato la proposta dei sindacati di allungare la fase transitoria, prima della entrata a regime del nuovo sistema, fino al 2016-17 e non solo fino al 2015. Il nuovo sistema sarebbe fondato sulla nuova indennità di disoccupazione, denominata Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego). L’Aspi sostituirebbe tutti gli strumenti in campo, compresa la mobilità, escluse però la cassa integrazione ordinaria e una parte di quella straordinaria. La nuova indennità garantirebbe un tetto massimo di 1.119 euro lordi e avrebbe una durata di 12 mesi che sale a 18 per gli over 58, con una prestazione che si ridurrebbe del 15% ogni 6 mesi. L’Aspi si applicherebbe a tutti i lavoratori dipendenti privati e ai lavoratori pubblici con contratto non a tempo indeterminato. Come requisiti servirebbero due anni di anzianità assicurativa e almeno 52 settimane lavorative nell’ultimo biennio. La proposta del governo è stata accolta freddamente dai sindacati che puntano a far sopravvivere l’indennità di mobilità che sussidierebbe il lavoratore terminata l’Aspi, il tutto con l’obiettivo di accompagnare i lavoratori espulsi dalle aziende in crisi il più possibile vicino alla pensione. Su quest’ultimo tema la proposta del governo prevede per i lavoratori anziani la possibilità di costituire, attraverso degli appositi accordi sindacati-imprese,
(Via/ANSA)
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