Nuova tegola per i conti dell’amministrazione capitolina, l’AMA è sull’orlo del baratro: le casse sono vuote. L’Azienda Municipalizzata Ambiente sta avvicinandosi a grandi passi verso il punto di non ritorno.
Stando alle ultime notizie, le casse dell’azienda che nella capitale si occupa di recupero dei rifiuti e del loro smaltimento, versa in una situazione drammatica. Un nuovo scandalo dopo le assunzioni facili a chiamata diretta di personale non qualificato. Stavolta però, la gestione dissennata dell’azienda l’ha portata sul lastrico: non ci sono più soldi e non sono previste nuove risorse in arrivo. Non era mai accaduto prima che i mezzi rimanessero nei depositi a causa della mancanza di carburante ma, sfortunatamente, non è l’unica cattiva notizia. Sono in ballo gli stipendi del personale di giugno, le assicurazioni dell’intero parco veicoli, invece che essere state pagate per l’intero anno, scadranno a maggio e l’ACEA è intenzionata a staccare la spina alla fornitura di energia elettrica se non verrà pagata contestualmente al suo utilizzo.
Il rischio più immediato di questa catastrofe aziendale è che Roma si trasformi presto in una nuova Napoli, come già annunciato più volte negli anni passati. Alla mancanza di risorse per il semplice svuotamento dei cassonetti, si somma la capacità in esaurimento della discarica di Malagrotta, la più grande d’europa ed il fatto che gli impianti di trattamento non riescono a processare tutti i rifiuti indifferenziati prodotti dalla capitale.
Lo stato finanziario dell’AMA è pessimo, dal 2009 sta saldando solo gli interessi sul suo debito che ammonta a 600 milioni di euro. Ogni anno, quindi, l’azienda ha sborsato 25 milioni di euro senza mai cominciare a restituire il capitale, come richiesto dalle banche che, in cambio di un ripianamento dei debiti a lungo termine (ad aprile 2013 sarebbe dovuta cominciare la restituzione del capitale), avevano ottenuto l’ipoteca sul patrimonio immobiliare dell’AMA.
La mancanza di fondi freschi è dovuta inoltre al fatto che i cittadini, quest’anno, non verseranno più la Tari, il cui saldo era fissato ad aprile, bensì la nuova tassa Tares da incassare a giugno. La nuova imposta, poi, non verrà più versata direttamente ad AMA ma al comune che poi dovrà girarla all’azienda, allungando di molto i tempi.
In ottica di questa situazione di emergenza dove le rappresentanze sindacali dipingono scenari apocalittici con il dimezzamento del costo del lavoro da 13,50€ a 7,50€ lordi all’ora, si spiega la delibera della giunta comunale che il 21 dicembre scorso, ha previsto uno sdoppiamento in stile Alitalia dell’AMA. La parte in totale perdita sarà una bad company a totale carico del comune e verrà incaricata solo della raccolta e trasporto dei rifiuti. La parte in attivo, verrà affidata ad una società mista pubblico-privata che rileverà gli impianti e le risorse dell’attuale AMA Spa e si occuperà della parte finale del ciclo dei rifiuti, quella più lucrosa, in grado di generare utili.
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