Uno studio promosso da UNICEF e dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki Moon sulla situazione dell’infanzia nel tormentato stato dell’Afghanistan ha rivelato in queste ore dati sconcertanti; come al solito i freddi numeri portano a inquadrare la gravità dei problemi. Si è registrato infatti che nel 2011 sono stati uccisi solo in questo paese circa 1756 bambini, praticamente 5 al giorno; vite spezzate dagli attacchi suicidi dei kamikaze, dai bombardamenti più quotidiani che periodici e dal loro arruolamento nelle milizie delle Forze di Sicurezza Nazionali afghane.
Ha dichiarato il vice rappresentante dell’Unicef in Afghanistan, Vidhya Ganesh: “E’ assolutamente necessario che tutte le parti in conflitto facciano il possibile, adesso, per proteggere la vita e i diritti di base di ogni bambino dell’Afghanistan”.
La cosa allarmante, oltre ovviamente alla tragedia costituita dalla perdita di ciascuno di questi essere umani totalmente innocenti, è l’abitudine che il mondo ha acquisito di fronte a queste situazioni. Il dolore e lo sconcerto di fronte a queste situazioni si è affievolito insieme al clamore che potrebbe-dovrebbe suscitare perchè queste stesse situazioni sono entrate a far parte del normale corso degli eventi. Questo ha contribuito ad una mancata attuazione di un programma concreto per la tutela del diritto alla vita dei bambini di ogni paese,a cominciare da quelli attraversati da guerrre interne ed esterne come l’Afghanistan.
Associazioni internazionali come UNICEF e Amnesty International da anni si occupano di impiegare tutte le energie possibili a favore dei bambini trattati come oggetti di guerra; Unicef infatti esorta tutti i gruppi armati di opposizione a fermare il reclutamento di bambini e o giovani al di sotto dei 18 anni di eta’ e invita il governo dell’Afghanistan ad assicurare che il Piano di Azione venga attuato per fermare e prevenire il reclutamento di minorenni.
Commenti riguardo il post