Si e’ spento all’ eta’ di 92 anni, Ottavio Missoni, fondatore, insieme alla moglie, della casa d’ alta moda italiana che porta il suo nome.
“La vita è una sequela di fatti, alcuni belli, altri meno. A me affascina la casualità di questi fatti. Se penso di essere sposato da 57 anni con una donna che ho conosciuto sotto la statua di Cupido in Trafalgar Square, penso che il caso sia una cosa meravigliosa.”
E’ morto questa notte a causa di una crisi respiratoria e di uno scompenso cardiaco, a Sumirago, in provincia di Varese, lo stilista Ottavio Missoni.
Nato nel 1921 a Ragusa di Dalmazia, Missoni, prima di fondare la sua maison con la moglie Rosita Jelmini nel 1953, ha avuto un passato da atleta pluridecorato, con otto titoli nazionali vinti nei 400 metri e una partecipazione alle Olimpiadi.
Oltre che atleta Missoni fu un soldato. Venne addirittura fatto prigioniero dagli inglesi.
Negli anni ’50 Missoni conobbe Rosita e si sposo’. La famiglia della moglie possedeva una fabbrica di scialli e tessuti ricamati a Golasecca, in provincia di Varese.
Missoni a Trieste aveva nel frattempo aperto un primo laboratorio di maglieria, in società con un amico, il discobolo Giorgio Oberweger. Aveva iniziato una piccola produzione di indumenti sportivi, il nucleo di quell’attività che l’ avrebbe portato sulle vette della moda e nei maggiori musei del mondo.
La tuta “Venjulia”, di sua ideazione, fu adottata dal team italiano durante i giochi olimpici del 1948 a Londra, a cui partecipava lo stesso Missoni. Nel 1969 Missoni e la moglie costruirono lo stabilimento e la casa di Sumirago, nel varesotto, dove ancora adesso la famiglia vive e lavora, perché i Missoni si considerano artigiani.
Ora a guidare l’azienda sono rimasti i figli Angela e Luca mentre Vittorio è scomparso dallo scorso gennaio durante un viaggio ai Caraibi al largo delle isole venezuelane di Los Roques, su una rotta maledetta dove nel corso degli anni si sono perse le tracce di diversi aerei.
Da quella tragica scomparsa Missoni non si e’ mai ripreso completamente.
Missoni ha saputo unire nella sua figura e nel suo lavoro tanto l’eleganza assoluta dei suoi nobili natali (la madre era una contessa austro-ungarica), quanto la spericolatezza e la voglia di osare della sua discendenza corsara (sembra infatti che fosse imparentato con il pirata Misson), con intuizioni in grado di segnare i tempi, dalla prima sfilata happening nel 1968 alla piscina Solari, al concetto di patchwork, fino ad arrivare al recentissimo “zigzag”.
Da sempre icona di stile, punta di diamante del Made in Italy, Missoni sarà ricordato anche per la sua incredibile autoironia. Tra le sue frasi più celebri, l’indimenticabile motto
“Per vestirsi male non serve seguire la moda, ma aiuta”,
“È tremila anni che ci copiano” detta in conversazione con Marco Zanuso.
“La vita è una sequela di fatti, alcuni belli, altri meno. A me affascina la casualità di questi fatti. Se penso di essere sposato da 57 anni con una donna che ho conosciuto sotto la statua di Cupido in Trafalgar Square, penso che il caso sia una cosa meravigliosa.”
Tutta la citta’ è in lutto e per tutelare la privacy è stato chiuso l’accesso alla strada che conduce alla villa di famiglia e al quartier generale dell’azienda dove attualmente sono a lavoro circa 250 dipendenti.
“Era una persona solare e attenta – ha detto uno di loro – la sua azienda era come una famiglia tanto che mia madre, cha ha lavorato alla Missoni per trent’anni, quando è andata in pensione piangeva”.
Uniamoci anche noi al lutto e facciamo le piu’ sentite condoglianze alla famiglia Missoni.
Oggi il nostro paese non ha perso solo un grande stilista, e soprattutto un grande uomo.
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