Anche se il fenomeno era già evidente a tutti, ora abbiamo persino i numeri precisi del crollo: il mercato immobiliare italiano ha fatto registrare nel terzo trimestre del 2012 un tracollo del 25,8% nelle compravendite di edifici rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Se poi andiamo ad indagare i dati nello specifico ci accorgiamo che il fenomeno presenta una drammaticità ancora più accentuata nel settore residenziale, nel quale si raggiunge addirittura il 26,8%.
I dati sono dell’OMI (Osservatorio Mercato Immobiliare), struttura dell’Agenzia del Territorio preposta alla supervisione delle compravendite e delle locazioni. L’OMI, ad esempio, pubblica periodicamente sul sito dell’Agenzia le quotazioni medie di vendita e/o locazione di immobili residenziali, commerciali, industriali, rurali di ogni comune italiano.
Dal 2004 vengono inoltre stimate le “tendenze” del mercato immobiliare, analizzando nel dettaglio i periodi di crescita e quelli di crisi del settore. Ed è proprio di crisi nera del settore che dobbiamo parlare, visto che i dati dell’ultimo trimestre sono nettamente i peggiori degli ultimi otto anni. Se il trend verrà confermato anche nell’ultimo trimestre, quest’anno verranno completate in Italia solo 500.000 compravendite, il dato più basso dagli anni Ottanta ad oggi.
Come spiega il direttore centrale dell’OMI, Gianni Guerrieri, ad incidere su questo innegabile tracollo sono soprattutto due fattori: l’inasprimento fiscale, in particolare la nuova IMU, attuato sulle costruzioni e la contemporanea “stretta” delle banche nella concessione dei mutui.
In considerazione, poi, della grave crisi del mercato del lavoro sempre meno persone, in particolar modo i giovani, riescono ad avere le spalle abbastanza “coperte” per poter offrire delle garanzie sufficienti affinché le banche aprano i propri cordoni e finanzino, ad esempio, il legittimo sogno di acquistare la prima casa.
Secondo una stima effettuata dal portale Mutui.it negli ultimi sei mesi è ulteriormente aumentato, inoltre, il divario tra la media delle somme richieste dai clienti e quelle effettivamente erogate dalle banche.
Particolarmente interessante, infine, il rapporto di Nomisma che abbassa ulteriormente la stima delle compravendite nell’anno solare 2012, quantificate in 466.644. Ancora peggio, sempre secondo Nomisma, dovrebbe andare il prossimo anno, con un ulteriore calo fino a 454.353 per risalire poi nel 2014 a quota 497.713.
Se pensiamo che appena un anno fa eravamo su cifre intorno ai 600.000, pur in un mercato già in crisi, la “misura” del crollo diventa ancora più evidente e preoccupante.
Intanto, sempre più giovani, volenti o nolenti, restano in casa con i genitori, ritardano l’età in cui decidono di mettere su una famiglia propria (ergo, possibilmente, una casa…), generano figli ad età sempre più elevate ecc… con tutto quello che un tale trend comporta anche in termini di costi sociali per la collettività.
Urge invertire la tendenza…prima che questi spread diventino ben più importanti e pericolosi di quello su Bund tedeschi!
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